lunedì 2 marzo 2009

In Ricordo di Emanuele PETRI

Il COISP, con un minuto di silenzio, ha commemorato presso la propria sede in Roma il collega Emanuele PETRI assassinato il 2 marzo 2003 dalle Nuove Brigate Rosse!!

Era il mattino del 2 marzo 2003 quando si è compiuto il tragico destino di Emanuele Petri, quando sale sul diretto Roma-Firenze alla stazione di Terontola, in Umbria, per dei controlli di routine.
Petri, insieme a due colleghi, all'oscuro dell'identità dei due passeggeri, si avvicina e chiede i documenti, che vengono loro prontamente consegnati. I poliziotti contattano via telefono cellulare i colleghi fiorentini, per il controllo dei nominativi, che risultano falsi: al terminale della Polizia emerge soltanto che non si tratta di persone segnalate. Lioce e Galesi, però, non sanno di aver superato il controllo e, temendo che gli Agenti vogliano verificare anche i numeri delle loro carte di identità falsificate, durante la telefonata, tra le stazioni di Camucia e Castiglion Fiorentino passano all'azione. Sono attimi drammatici: Galesi estrae la pistola, una Beretta calibro 7,65, e la punta alla gola di Emanuele Petri. Poi, i due terroristi chiedono agli altri Agenti di gettare la pistola d'ordinanza: Di Fronzo la lancia sotto il sedile, Fortunato, invece, la tiene. Galesi spara un primo colpo e uccide Petri, mentre Nadia Desdemona Lioce si getta sulla pistola buttata da Di Fronzo e ha con lui una colluttazione. Intanto Galesi si gira e scarica il caricatore addosso a Fortunato, colpendolo una sola volta e ferendolo al fegato e a un polmone.
“Basterebbe la semplice ricostruzione dei fatti – dice Franco Maccari, Segretario Generale del COISP, il Sindacato Indipendente di Polizia – per capire la drammaticità delle situazioni in cui i colleghi si trovano a lavorare quando devono fronteggiare situazioni che sono focolai di male e criminalità, che covano sotto altre situazioni ammantate di ideali politici”. “A sei anni da quel drammatico giorno – continua Maccari – la giustizia ha fatto il suo corso e noi non vogliamo entrare nel merito, ma a sei anni di distanza, ancora oggi c'è chi, paventando ideali politici, fomenta situazioni che alla lunga si trasformeranno in una vera e propria bomba a orologeria che colpirà. E ancora una volta, - conclude il Segretario Generale del Coisp - purtroppo a rimanere vittima di tutto ciò, saranno le persone meno tutelate, le Forze dell'Ordine, come sempre in prima linea per garantire l'incolumità dell'intera comunità”.

Emanuele Petri: 30 anni in Polizia con coraggio e altruismo

Emanuele Petri è morto il 2 marzo 2003 in un conflitto a fuoco sul treno Roma‐Firenze durante un controllo di routine, svolto insieme ad altri due colleghi: Bruno Fortunato e Giovanni Di Fronzo. Il sovrintendente Emanuele Petri, 48 anni, è morto dopo aver trascorso quasi 30 anni in Polizia in un giorno in cui non avrebbe neanche dovuto essere in servizio.

Emanuele aveva infatti cambiato il turno solo per poter accompagnare un amico ad una visita medica. L'altruismo di "Lele", come lo chiamavano i colleghi e gli amici, era riconosciuto da tutti e proprio così lo ricordano gli abitanti di Tuoro sul Trasimeno il paese, in provincia di Perugia, dove il poliziotto abitava: "Lele, sempre a disposizione degli altri", "Lele il compagnone", "un ragazzo al quale piaceva scherzare, sempre con la battuta pronta".
Un poliziotto che faceva il suo lavoro con orgoglio, consapevole dei rischi che poteva correre ma coraggioso e sempre disponibile. Già una volta era stato coinvolto in un conflitto a fuoco.
Era il 23 maggio del 1980 e Emanuele aveva deciso di intervenire per fermare un uomo armato che, in preda ad un attacco di follia, aveva cominciato a sparare all'impazzata nel centro di Arezzo mettendo a rischio la vita di molte persone.
La sparatoria del treno Roma‐Firenze portò all'arresto della terrorista Nadia Desdemona Lioce e permise agli investigatori della Polizia di Stato di ricostruire la storia delle nuove Brigate Rosse e dei membri dell'organizzazione terroristica, responsabili tra l'altro dell'assassinio dei consulenti del Ministero del Lavoro Massimo D'Antona e Marco Biagi (uccisi rispettivamente nel 1999 e nel 2002). La Lioce venne condannata all'ergastolo per l'assassinio del Sovrintendente Emanuele Petri e per quelli dei due professori universitari.

Chi era
Nato a Castiglion del Lago il primo febbraio del 1955, Petri era entrato in Polizia nell'ottobre del '73 come allievo frequentando il corso nella scuola di Trieste.
Nel maggio del '74 era stato trasferito a Roma, all'Autocentro di Polizia, poi nel '75 in quello di Firenze.
Nel '78 era arrivato alla questura di Arezzo dove era rimasto fino all'agosto del '91 anno in cui era passato al compartimento di Polizia Ferroviaria di Arezzo. In questo lungo periodo Emanuele si era sposato e aveva avuto, nel 1984, un figlio di nome Angelo che oggi ha 19 anni.
Nel 1992 il sovrintendente era stato assegnato alla Polfer di Terontola.

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