martedì 31 marzo 2009

COISP, Maroni non metta la casacca delle RONDE

Le “Ronde 18 settembre ‘96” sono un insulto alla Polizia di Stato. Sarebbe una vergogna vedere il Ministro dell’Interno con la casacca delle ronde il cui nome celebra il giorno nel quale, proprio Maroni e Bossi, si erano opposti con la forza ad una giusta azione delle Forze dell’Ordine presso la sede della Lega di Via Bellario a Milano.

Il COISP, dopo essersi opposto assieme ad altri Sindacati della Polizia di Stato alle “ronde”, ritiene che non sia tollerabile per la dignità delle Forze dell’Ordine, il modo in cui il Ministro dell’Interno Maroni, nella sua veste di Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza, ha deciso di “celebrare” l’Anniversario della Legge 121/81, emanata proprio il 1° Aprile 1981, norma che rappresenta la pietra miliare dell’ordinamento della Pubblica Sicurezza in Italia.

Infatti, il COISP, ha appreso che domani, il Ministro Maroni, indosserà la casacca delle ronde denominate “18 settembre 96”, giorno in cui l’allora Onorevole Maroni ed altri “Onorevoli” Leghisti si opposero con la forza alla perquisizione dell’ufficio del capo delle camicie verdi, strattonando e trascinando a terra i poliziotti lì in servizio.

Non solo si continua a svendere la Sicurezza dei cittadini italiani al “mercato rionale” della politica fatta di proclami, aria fritta e false promesse, ma ora si vuole anche costringere le Forze di Polizia, che già dovevano “accompagnare” i militari voluti da questo Governo per le strade delle città, a caricarsi in volante un elemento delle cd. “ronde” quali “osservatori della giustezza delle azioni e della salvaguardia delle civiltà” come si legge in un’anticipazione su internet in un blog padano a firma del sedicente “Green Fish”.

Forse, il coinvolgimento “obbligatorio dell’A.C.I. nell’arco delle 24ore”, disposto da parte del Ministero dell’Interno, con la “direttiva precettizia”, nr. o p. 01-04-(PES)2.0(CE)09 datata 1° aprile 2009, in “attività di supporto per le riparazioni su strada delle auto delle Forze dell’Ordine”, è il primo segnale concreto di attenzione di Maroni verso gli Operatori della Sicurezza, ma nel contempo rappresenta un’implicita ammissione delle disastrose condizioni in cui versano i parchi auto della Polizia, a causa dei continui tagli alle risorse destinate alla manutenzione ed il rifornimento di carburante.
Buon sindacato

giovedì 26 marzo 2009

COISP: La Corte di Cassazione istiga alle stragi stradali discolpando chi guida ubriaco.

Il COISP – Sindacato Indipendente di Polizia - è indignato per come la Quarta Sezione penale della Cassazione, (sentenza n.13083), abbia motivato il rigetto del ricorso della Procura di Salerno, volto a riconoscere l’accusa di omicidio volontario contro un 24enne rumeno che, ubriaco, a bordo di una potente BMW, aveva investito una coppia di giovani, causandone la morte di uno ed il grave ferimento dell’altro.
Il rumeno poi aveva terminato la propria corsa contro una vetrina.
Il COISP si chiede “Con quali sentimenti possiamo affrontare una sentenza che giustifica chi si ubriaca e si mette su strada”.
Anzi, lo "stato di ubriachezza" viene giustificato dalla Cassazione, in quanto avrebbe contribuito "….ad ingenerare il senso di onnipotenza che in uno alla giovane età ha consentito di agire convinto di non correre rischi di sorta".
Ma “tutto è avvenuto per colpa, non per volontà”.
“Per analogia” allora “una condotta tale, equivale a giustificare chi spara sulla folla, dato che, chi spara non è detto che voglia uccidere una particolare persona, anzi potrebbe non colpire nessuno”.
Per il COISP, quale rappresentante degli Operatori della sicurezza, “la severità invocata da ogni parte, politica e sociale nei confronti dell’uso di alcool mentre si guida, viene fortemente compromessa, se non vanificata, da sentenze come questa emessa dalla Cassazione”.
Buon Sindacato

martedì 17 marzo 2009

Mafia in Abruzzo: COISP, mantenere alta la guardia

Il COISP – Sindacato indipendente di Polizia – accoglie con soddisfazione la brillante operazione antimafia dei colleghi della G. di F. che ha portato all’arresto di 3 persone ed al sequestro di beni per il valore di circa 2 milioni di euro.Più volte nel corso degli anni scorsi in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario sia il Presidente della Corte d’Appello Dr DELLA PORTA che il Procuratore Generale Dr AMICARELLI, nelle loro relazioni mettevano in evidenza come, grazie al grande contributo dalle Forze dell’ordine nel controllo del territorio, si contrastassero le infiltrazioni della delinquenza organizzata. Controllo che come si vede viene costantemente attuato, ma che nel tempo a venire potrebbe essere messo in discussione dagli eccessivi tagli che si operano nei confronti della “sicurezza” dell’intero Paese. Lo scorso anno il COISP aveva denunciato che nel 2008 in Abruzzo sarebbero andati in pensione nella sola Polizia di Stato 100 operatori della sicurezza, nel 2009 ne sono previsti altrettanti, nell’aquilano a fronte dei 25 pensionamenti il Ministero ne ha sostituiti meno della metà (e neppure tanto giovani). L’età media si alza sempre di più, abbiamo oltrepassato abbondantemente i 40 anni, i mezzi a disposizione sono sempre più esigui ed è per questo che và il plauso ai colleghi della Finanza che certamente con molta difficoltà hanno raggiunto un risultato importante per preservare il nostro territorio dall’ infiltrazioni mafiose. Se si continuano a tagliare le risorse ed a non fornire strumenti adeguati, il controllo del territorio sarà messo a dura prova specialmente in realtà molto vaste come quella del comprensorio aquilano. Ricordiamo per dovere di cronaca che già nei mesi scorsi un esponente della camorra napoletana è stato arrestato dalla Squadra Mobile di L’Aquila a Pescasseroli. L’estrema vicinanza territoriale con Lazio, Campania e Puglia non deve poi farci abbassare la guardia.

lunedì 16 marzo 2009

Via Fani 16 marzo 1978

Quelli di via Fani, gli uomini della scorta..
...nei ricordi e nel cuore del COISP!!
Il 16 marzo 1978 gli uomini della scorta di Moro vengono uccisi da un comando delleBrigate Rosse all’incrocio tra via Fani e via Stresa, a Roma. Questa è la storia di cinque persone, poliziotti e carabinieri che hanno dato la loro vita per proteggere il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro: eroi del quotidiano, dimenticati troppo in fretta che questo Sindacato di Polizia COISP vuole tristemente, ma con grande orgoglio, ricordare… Erano ragazzi semplici, padri affettuosi, mariti presenti, figli e fratelli adorati. Carabinieri e poliziotti con un forte senso di responsabilità nei confronti del servizio e dello Stato, uccisi mentre compivano il loro dovere.
Francesco Zizzi, nasce a Fasano, in provincia di Brindisi, nel 1948. Entrato nella Pubblica Sicurezza nel 1972, quattro anni dopo vince il concorso per la scuola allievi sottufficiali di Nettuno. Il 16 marzo del 1978 è il suo primo giorno al servizio della scorta di Moro. Si trova nell’alfetta che precede la macchina dell’Onorevole, seduto al posto del passeggero. Muore a trent’anni come vice brigadiere di polizia, durante il trasporto all'ospedale Gemelli di Roma.
Giulio Rivera, nasce nel 1954 a Guglionesi, in provincia di Campobasso. Nel 1974 si arruola nella Pubblica Sicurezza e viene chiamato al servizio della scorta di Aldo Moro. Il 16 marzo si trova alla guida dell’alfetta che precede la macchina del Presidente.
Muore a 24 anni all'istante, crivellato da otto pallottole.
Raffaele Iozzino nasce in provincia di Napoli, a Casola, nel 1953. Nel 1971 si arruola nellaPubblica Sicurezza, frequenta la scuola di Alessandria e viene successivamente aggregato al Viminale e quindi comandato alla scorta dell’On. Moro. Il 16 marzo del 1978 si trova nel sedile posteriore dell’alfetta che precede la macchina del Presidente. Muore come agente di polizia a solo 25 anni.
Il carabiniere Domenico Ricci, Nasce a San Paolo di Jesi, in provincia di Ancona, nel 1934. Abile motociclista, entra a far parte della scorta di Moro alla fine degli anni Cinquanta.
Diviene il suo autista di fiducia e non lo lascia fino alla morte. Il 16 marzo 1978 si trova al posto di guida della Fiat 130 su cui viaggiava il Presidente della DC. A 42 anni lascia una moglie e due bambini.
Oreste Leopardi nasce nel 1926 a Torino. Mentre frequenta il II ginnasio, Oreste rimane orfano del padre che muore durante la seconda guerra mondiale. Da quel momento decide di terminare gli studi e di arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri. Dopo aver lavorato in diverse sedi, viene inviato a Viterbo. Lì diviene istruttore alla Scuola Sabotatori del Centro Militare di Paracadutismo e nel 1963 viene chiamato come guardia del corpo dell'On. Aldo Moro. Il maresciallo Leonardi era l’ombra di Moro, la sua guardia del corpo più fedele: quel 16 marzo del 1978, trovandosi nel sedile anteriore della macchina del Presidente, vicino al posto di guida, è proprio lui a compiere un tentativo estremo per proteggere Moro con il proprio corpo. A 52 anni ha lasciato una moglie e due figli.

venerdì 13 marzo 2009

CONTROLLORI ARMATI A TERAMO: IL COISP, “MERAVIGLIATI E OFFESI”

(AMATER) - 13 MAR 09 - Il Coisp (Sindacato Indipendente di Polizia ) "auspica che il prefetto ed il questore di Teramo intervengano per fare chiarezza" in merito alla vicenda dei vigilantes controlli armati sui bus pubblici locali.
"Il Coisp - si legge nel comunicato diffuso dal sindacato - rimane meravigliato nell'apprendere che a Teramo il servizio di controllo dei biglietti del Trasporto Pubblico Locale è stato affidato ad una società di vigilanza privata che utilizza le guardie particolari giurate per tale servizio, cosa che non dovrebbe essere consentita, poiché le leggi in materia di pubblica sicurezza stabiliscono che tali addetti possono essere destinati alla vigilanza e custodia della proprietà mobiliare e immobiliare".
Secondo il Coisp andrebbe accertato se tale attività si limita al controllo dei biglietti o include altro. Il sindacato chiede se l'utilizzo dei vigilantes costituisce la risposta alla scarsa percezione di sicurezza dei cittadini. In tal caso, "sarebbe un'offesa al duro lavoro che svolgono le forze dell'ordine per garantire la tranquillità e la serenità di tutti i cittadini italiani". (AMATER).

CONTROLLORI ARMATI SUI BUS DI LINEA A TERAMO
(AMATER) - TERAMO, 12 MAR 09 - Sugli autobus di Teramo i controllori dei biglietti hanno la pistola e le manette, e con questo equipaggiamento multano chi è sprovvisto del titolo di viaggio.
La Staur srl, società privata branca della Baltour - che gestisce i trasporti pubblici locali sin dal 1979 - ha infatti appaltato da anni il servizio alla Vigilantes srl, un corpo di vigilanza privato impegnato tra le altre cose in "servizi di antirapina bancaria, postazioni in stabilimenti, ville e residenze", il cui motto impresso anche sulle uniformi è "vigilo...prevengo...reprimo"........ segue su http://www.amater.it/?q=node/2045

martedì 10 marzo 2009

Il COISP ricorda il Maresciallo Rosario Berardi

“Un uomo che è stato un modello per ciascuno di noi Poliziotti. Un vanto, una ragione di orgoglio,
contrapposta all’infamia della violenza a tradimento perpetrata da assassini senza scrupoli come gli appartenenti alle brigate rosse. Il Maresciallo Rosario Berardi, con il suo instancabile lavoro diuturno, ed il suo encomiabile spirito di servizio, contribuì a garantire la sicurezza e la giustizia nel nostro Paese, per questo è stato fatto a pezzi, eliminato con una ferocia che dimostrò drammaticamente quanto valente fosse la sua opera”. Queste le parole che Franco Maccari, Segretario Generale del COISP - il Sindacato indipendente di Polizia, dedica al Maresciallo Rosario Berardi, nel giorno dell’anniversario del suo assassinio. Berardi, che nella sua veste di capo dell’ufficio investigativo antiterrorismo della questura di Torino avrebbe dovuto testimoniare nel maxi-processo contro le brigate rosse, il giorno prima dell’udienza, e precisamente la mattina del 10 marzo 1978, fu ammazzato mentre aspettava il tram per recarsi a lavoro. I suoi quattro assassini gli spararono alla schiena 3 colpi, per poi fare ancora fuoco mentre il Poliziotto era a terra, colpendolo quattro volte al capo ed alle braccia. “Tanti, troppi drammi come quello di Berardi – aggiunge Maccari - ci ricordano le atrocità di cui sono stati capaci i terroristi ma, allo stesso tempo, devono far riflettere tutti su cosa abbia significato poter contare sulla professionalità, sull’onestà, sul coraggio di Poliziotti come questo, e come tanti altri che ogni giorno assolvono al proprio dovere con competenza, con serietà, con dignità, nel silenzio. In questo giorno dedicato all’eroismo di Berardi – conclude il leader del Coisp -, un senso di malinconia e di indignazione sale a stringere un nodo in gola, pensando che il rispetto per lui, come per tutti gli altri martiri della Polizia di Stato, come per tutti gli uomini e le donne in divisa che ancora vivi combattono ogni giorno per gli altri, non può limitarsi ad una Medaglia d’Oro giustamente tributata. Il rispetto, la gratitudine, il riconoscimento del valore del lavoro dei Poliziotti dovrebbe essere dimostrato ogni giorno, ed invece, ogni giorno, siamo costretti a misurarci con una realtà in cui i terroristi condannati vengono ospitati a braccia aperte negli altri
Paesi, le istituzioni limitano i già esigui mezzi a nostra disposizione, ed il governo pensa ad istituzionalizzare le ronde invece che trovare il modo di consentirci di riparare le auto di servizio danneggiate”.
Buon sindacato

sabato 7 marzo 2009

8 marzo

a tutte le donne che ogni giorno urlano le loro sofferenze, in silenzio,



alle donne che dedicano la loro vita alla famiglia e alla cura degli altri,


alle donne intrappolate dai preconcetti e dalle ipocrisie,


a quelle che non possono vivere la propria femminilità,


a tutte le donne che lavorano e sognano, che ridono e piangono, che amano e odiano, ricordate che nulla vi impedirà mai, di essere libere di pensare e di provare le vostre emozioni.



Auguri a tutte Voi e auguri, perché no, agli uomini che amano e rispettano le donne, attente, però, l’8 marzo non cercate di essere una grande donna, già il fatto di essere donna, vi rende grande!!


Auguri ……



r.s.

mercoledì 4 marzo 2009

RONDE INUTILI E PERICOLOSE

SICUREZZA: ABRUZZO; LI CALZI (COISP): 'RONDE INUTILI E PERICOLOSE'

(AMATER) - TERAMO, 4 MAR 09 - "Siamo contrari alle ronde innanzitutto a livello di principio, perché la tutela dell'ordine e della sicurezza dei cittadini spetta allo Stato e non può essere delegata ad altri. Sono inutili e pericolose". E' la posizione di Santo Li Calzi, segretario regionale del Coordinamento per l'Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia (Coisp).
Anche l'Abruzzo, dunque, è alle prese con il decreto legge del governo che legalizza l'istituzione di ronde di cittadini che intendano vigilare sulla sicurezza. Mentre alcune forze di estrema destra già annunciano di essere pronte a scendere nelle strade, il Coisp critica aspramente la decisione del governo.
"Non c'era bisogno di legiferare su questa materia - afferma Li Calzi -. Per i cittadini era già possibile riunirsi ed è sempre stato un loro dovere avvertire le forze dell'ordine qualora si trovassero sulla scena di un crimine. Questo provvedimento rischia di innescare meccanismi controproducenti. Occorre competenza e professionalità in questo campo".
Per il segretario del Coisp, "sulla sicurezza siamo al paradosso. Mancano le risorse e gli uomini e intanto si continua a tagliare. Basti pensare che all'ospedale dell'Aquila il questore ha dovuto chiudere il posto di polizia nelle ore notturne. In pratica lo Stato abbandona il territorio e chiede ai cittadini di auto organizzarsi".
Il Coisp ha chiesto ai prefetti e ai sindaci dei comuni abruzzesi, delegati dal ministero degli interni a rilasciare i permessi, "di vigilare e selezionare attentamente le autorizzazioni per le ronde, perché altrimenti si rischia il caos, come sta già accadendo in alcune zone d'Italia con l'istituzione di ronde e contro-ronde". (AMATER).
SB

lunedì 2 marzo 2009

In Ricordo di Emanuele PETRI

Il COISP, con un minuto di silenzio, ha commemorato presso la propria sede in Roma il collega Emanuele PETRI assassinato il 2 marzo 2003 dalle Nuove Brigate Rosse!!

Era il mattino del 2 marzo 2003 quando si è compiuto il tragico destino di Emanuele Petri, quando sale sul diretto Roma-Firenze alla stazione di Terontola, in Umbria, per dei controlli di routine.
Petri, insieme a due colleghi, all'oscuro dell'identità dei due passeggeri, si avvicina e chiede i documenti, che vengono loro prontamente consegnati. I poliziotti contattano via telefono cellulare i colleghi fiorentini, per il controllo dei nominativi, che risultano falsi: al terminale della Polizia emerge soltanto che non si tratta di persone segnalate. Lioce e Galesi, però, non sanno di aver superato il controllo e, temendo che gli Agenti vogliano verificare anche i numeri delle loro carte di identità falsificate, durante la telefonata, tra le stazioni di Camucia e Castiglion Fiorentino passano all'azione. Sono attimi drammatici: Galesi estrae la pistola, una Beretta calibro 7,65, e la punta alla gola di Emanuele Petri. Poi, i due terroristi chiedono agli altri Agenti di gettare la pistola d'ordinanza: Di Fronzo la lancia sotto il sedile, Fortunato, invece, la tiene. Galesi spara un primo colpo e uccide Petri, mentre Nadia Desdemona Lioce si getta sulla pistola buttata da Di Fronzo e ha con lui una colluttazione. Intanto Galesi si gira e scarica il caricatore addosso a Fortunato, colpendolo una sola volta e ferendolo al fegato e a un polmone.
“Basterebbe la semplice ricostruzione dei fatti – dice Franco Maccari, Segretario Generale del COISP, il Sindacato Indipendente di Polizia – per capire la drammaticità delle situazioni in cui i colleghi si trovano a lavorare quando devono fronteggiare situazioni che sono focolai di male e criminalità, che covano sotto altre situazioni ammantate di ideali politici”. “A sei anni da quel drammatico giorno – continua Maccari – la giustizia ha fatto il suo corso e noi non vogliamo entrare nel merito, ma a sei anni di distanza, ancora oggi c'è chi, paventando ideali politici, fomenta situazioni che alla lunga si trasformeranno in una vera e propria bomba a orologeria che colpirà. E ancora una volta, - conclude il Segretario Generale del Coisp - purtroppo a rimanere vittima di tutto ciò, saranno le persone meno tutelate, le Forze dell'Ordine, come sempre in prima linea per garantire l'incolumità dell'intera comunità”.

Emanuele Petri: 30 anni in Polizia con coraggio e altruismo

Emanuele Petri è morto il 2 marzo 2003 in un conflitto a fuoco sul treno Roma‐Firenze durante un controllo di routine, svolto insieme ad altri due colleghi: Bruno Fortunato e Giovanni Di Fronzo. Il sovrintendente Emanuele Petri, 48 anni, è morto dopo aver trascorso quasi 30 anni in Polizia in un giorno in cui non avrebbe neanche dovuto essere in servizio.

Emanuele aveva infatti cambiato il turno solo per poter accompagnare un amico ad una visita medica. L'altruismo di "Lele", come lo chiamavano i colleghi e gli amici, era riconosciuto da tutti e proprio così lo ricordano gli abitanti di Tuoro sul Trasimeno il paese, in provincia di Perugia, dove il poliziotto abitava: "Lele, sempre a disposizione degli altri", "Lele il compagnone", "un ragazzo al quale piaceva scherzare, sempre con la battuta pronta".
Un poliziotto che faceva il suo lavoro con orgoglio, consapevole dei rischi che poteva correre ma coraggioso e sempre disponibile. Già una volta era stato coinvolto in un conflitto a fuoco.
Era il 23 maggio del 1980 e Emanuele aveva deciso di intervenire per fermare un uomo armato che, in preda ad un attacco di follia, aveva cominciato a sparare all'impazzata nel centro di Arezzo mettendo a rischio la vita di molte persone.
La sparatoria del treno Roma‐Firenze portò all'arresto della terrorista Nadia Desdemona Lioce e permise agli investigatori della Polizia di Stato di ricostruire la storia delle nuove Brigate Rosse e dei membri dell'organizzazione terroristica, responsabili tra l'altro dell'assassinio dei consulenti del Ministero del Lavoro Massimo D'Antona e Marco Biagi (uccisi rispettivamente nel 1999 e nel 2002). La Lioce venne condannata all'ergastolo per l'assassinio del Sovrintendente Emanuele Petri e per quelli dei due professori universitari.

Chi era
Nato a Castiglion del Lago il primo febbraio del 1955, Petri era entrato in Polizia nell'ottobre del '73 come allievo frequentando il corso nella scuola di Trieste.
Nel maggio del '74 era stato trasferito a Roma, all'Autocentro di Polizia, poi nel '75 in quello di Firenze.
Nel '78 era arrivato alla questura di Arezzo dove era rimasto fino all'agosto del '91 anno in cui era passato al compartimento di Polizia Ferroviaria di Arezzo. In questo lungo periodo Emanuele si era sposato e aveva avuto, nel 1984, un figlio di nome Angelo che oggi ha 19 anni.
Nel 1992 il sovrintendente era stato assegnato alla Polfer di Terontola.