giovedì 25 febbraio 2010

INTERCETTAZIONI: COISP - ALTRO CHE STATO DI POLIZIA, BERLUSCONI VUOLE IL PAESE DI BENGODI

“Sulle intercettazioni telefoniche il presidente Berlusconi tenta di montare un clamoroso imbroglio ai danni degli italiani. Sostenere che siamo 'tutti' intercettati è un falso che mira soltanto a suscitare una immotivata preoccupazione nei cittadini che temono di vedere violata la propria riservatezza, e a delegittimare chi indaga su gravi reati. Perché a rischiare di essere intercettato è soltanto chi è sospettato di commettere reati, e le intercettazioni sono ormai uno dei pochi efficaci strumenti rimasti a disposizione delle forze dell'ordine e della magistratura per assicurare alla giustizia i delinquenti”. Lo afferma Franco Maccari, Segretario Generale del COISP – il Sindacato Indipendente di Polizia. “Se da un lato – prosegue Maccari - condividiamo la necessità di bilanciare l'esigenza di indagine e la riservatezza dei cittadini, impedendo la pubblicazione delle conversazioni private e punendo gravemente gli abusi, dall'altro non possiamo accettare che venga smantellato questo fondamentale strumento di indagine soltanto perché troppo spesso grazie alle intercettazioni telefoniche finiscono nella rete della giustizia politici e uomini di potere scoperti a malversare ai danni della collettività.
La verità è che il Governo, come denunciamo da tempo, sta mettendo in atto un’opera di totale delegittimazione e neutralizzazione delle Forze di Polizia e della Magistratura, dapprima con operazioni fallimentari di marketing come l'utilizzo delle ronde e dell'esercito nelle città, poi tagliando scriteriatamente i fondi destinati al comparto sicurezza e lasciando sguarniti di uomini e mezzi i presidi di Polizia, infine intervenendo sulla legislazione con provvedimenti che tendono a vanificare in sede giudiziaria i risultati che con grandi sacrifici le Forze dell'Ordine riescono a conseguire”. Conclude Maccari: “Altro che lo Stato di Polizia di cui parla Berlusconi: con questo Governo ci ritroveremo presto nel Paese di Bengodi dei criminali e dei corrotti”.
Buon Sindacato

mercoledì 10 febbraio 2010

Capo della Polizia a L'Aquila conferma per sede disagiata - COISP è un bluff

Il Capo della Polizia, Antonio Manganelli, ha inaugurato oggi all'Aquila la sede del Centro Operativo Autostradale che è stato ristrutturato, a spese della società Autostrada dei Parchi, dopo il sisma del 6 aprile scorso. Nel corso della cerimonia il Capo ha comunicato che L'AQUILA sarà riconosciuta come SEDE DISAGIATA. In particolare ha spiegato Manganelli - che dal momento del terremoto e per tutto il 2010 il personale della Polizia che lavora a L'Aquila ha delle speciali condizioni che riguardano una serie di cose, una serie di agevolazioni, proprie delle sedi disagiate.
a seguito di tali affermazione il segretario del COISP ha diffuso la seguente nota:
Il COISP non è rimasto sorpreso dalle dichiarazioni odierne dei Vertici della Polizia relative al fatto che le case per i poliziotti non sarebbero MAI state costruite. questo lo avevamo già denunciato nel settembre scorso, mentre già da subito dopo il sisma, si era capito che la situazione era talmente grave da suggerire di trovare una struttura altrenativa per la Questura dell'Aquila.
Avevamo già detto che i poliziotti sono molto bravi, per spirito di sacrificio ed abnegazione, ad occuparsi degli altri ma assolutamente inadeguati a pensare alle proprie esigenze.
E quelli di oggi sono i risultati, venire a L'Aquila a propinarci la "concessione" dello status di Sede Disagiata con tanta enfasi è un'offesa all'intelliggenza dei poliziotti aquilani. Premesso chè è stato il COISP già nel maggio dello scorso anno a chiederne l'istituzione, la richiesta si fondava sul presupposto che dovesse essere il completamento di altre iniziative a sostegno dei bisogni degli operatori della sicurezza, in primis le case e poi i luoghi di lavoro. I reali benefici della SEDE DISAGIATA invece prevedono delle agevolazioni per i trasferimenti in altra sede ma i poliziotti dell'Aquila non hanno intenzione di scappare dalla città, anzi auspichiamo che i numerosi colleghi in servizio in altre realtà vengano presto inviati a L'Aquila per aiutarci nella difficile opera di ricostruzione della vita sociale anche di noi operatori della sicurezza. Per il resto non vi è nulla di rilevante se non la consalazione/rabbia di poter dire che siamo "disagiati" - ma per questo non ci vuole certo un decreto! Lo sappiamo già.
Nelle mani del Capo della Polizia il COISP ha oggi consegnato una lettera in cui oltre a quanto già detto si sottopone un'altro grave timore che ancora non trova risposta ed è il problema di coloro che, aquilani, lavorando a Roma o altrove, hanno perso la loro prima casa che però non è “abitazione principale”, poiché lo status di appartenente alle forze dell’ordine impone la dimora abituale nel luogo di lavoro ed impedisce l’accesso al contributo integrale per la ricostruzione.
Per il nuovo Questore un caloroso benvenuto, con l'auspicio che sappia comprendere le difficoltà di dover essere "garanti della sicurezza" di cittadini terremotati e a sua volta cittadini terremotati con tutto ciò che comporta.
segue lettera consegnata nella mani del Capo della Polizia Prefetto Manganelli

Al Signor Capo della Polizia
Direttore Generale della P.S.
Prefetto Antonio Manganelli

Preg.mo Signor Capo della Polizia,
la Sua visita a L’Aquila fa piacere al Co.I.S.P. poiché è segno di attenzione per chi ha vissuto e vive momenti difficili, auspicando che Ella porti “buone notizie” per i Suoi “uomini”
Il bentornato e gli onori che Le rendiamo sono di sostanza, come purtroppo lo sono i problemi irrisolti che gli operatori della Polizia di Stato quotidianamente affrontano.
“Duri e cortesi” si dice delle genti d’Abruzzo e purtroppo questo è il momento della “dura cortesia”.
La Polizia di Stato e dunque il personale tutto segnano successi evidenti: dall’ordine pubblico, alla polizia giudiziaria, passando per la viabilità.
Purtroppo però riconoscimenti di sostanza non ne se vedono, anzi.
Nell’ordinanza n. 3843 del 19 gennaio, Comuni e Prefettura hanno avuto menzione e deroga per la retribuzione del lavoro straordinario del relativo personale, così come il Decreto n. 1 del Commissario Delegato per la Ricostruzione - Presidente della Regione Abruzzo del 1 febbraio 2010 prevede un congruo nr di ore di straordinario per i dipendenti regionali.
Le Forze di Polizia sono scomparse da ogni considerazione.
Il rispetto che abbiamo del lavoro altrui non vale ad esimerci dalla considerazione che il nostro lavoro merita retribuzione ed attenzione almeno quanto quello degli altri.
Il personale delle forze di polizia ha obblighi che gli altri non hanno ma purtroppo questi oneri non trovano corrispondenza.
Quando abbiamo auspicato l’edificazione di moduli abitativi con specifica destinazione pensavamo che fossero la relativa compensazione, non un’agevolazione.
Ritenevamo infatti che si volesse evitare la situazione di trovarsi ad abitare nel progetto Case, in una scala con “persone che notoriamente non godono in pubblico estimazione” e/o di trovare il modo di consentire l’agevole custodia delle armi e delle uniformi. Pensavamo che si volesse risolvere il problema di coloro che, aquilani, lavorando a Roma o altrove, hanno perso la loro prima casa che però non è “abitazione principale”, poiché lo status di appartenente alle forze dell’ordine impone la dimora abituale nel luogo di lavoro ed impedisce l’accesso al contributo integrale per la ricostruzione. Nonostante tutto si sia rivelato un’illusione non molliamo.
La realtà del dopo sisma è questa. Il ritorno a rivendicazioni del passato: retribuzione, prima casa, parità di trattamento, condizioni di lavoro dignitose.
“Duri ma corretti!” è il motto che caratterizza le donne e gli uomini del Co.I.S.P. ed è con questo spirito che Le manifestiamo l’intenzione di non essere più disposti ad accettare compromessi sulla pelle dei poliziotti aquilani, tutte le promesse fatte durante questi 11 mesi non hanno trovato soluzione, pertanto non basta più ripetere che “tutto andrà bene, che le cose si sistemano” quando si lavora (oggi con la NEVE) ancora nei “container o nei seminterrati”, mortificando le legittime aspirazioni del personale.
La invitiamo ad inviare qualcuno un giorno qualunque all’Ufficio Passaporti, all’Ufficio Denunce o in un altro qualsiasi degli uffici aperti al pubblico della Questura o della Polizia Stradale. Potrà avere ragguagli sulle condizioni di lavoro degli operatori di polizia e sul rispetto della privacy dei cittadini.
Questi sono alcuni dei problemi ed il Co.I.S.P. li rimette a Lei in serenità, con la consapevolezza che non mancherà un Suo autorevole intervento.
Gli appartenenti alla Polizia di Stato si riconoscono in Lei ed il Co.I.S.P. si fa orgoglioso portavoce.
Segretario generale Co.I.S.P. L'Aquila - Santo Li Calzi

venerdì 5 febbraio 2010

COISP: Brunetta si candida a Sindaco di Venezia....per amor proprio!

L’indifferenza e la prepotenza nei confronti del personale delle Forze di Polizia si sono manifestate, in particolare ed in misura maggiore, nelle parole e nelle condotte del ministro Renato Brunetta.
Il ministro “fantuttone”, difatti, oltre ad avere meravigliato tutti con una concitata sequela di gratuite offese (fannulloni, panzoni, ecc.), rivolte senza distinzioni alcuna a tutto il pubblico impiego ed ai poliziotti, si è contraddistinto per un’arroganza senza limiti (in sede di incontro alla Funzione Pubblica per il rinnovo del contratto dei poliziotti si è presentato ammonendo le parti sociali a parlare per non più di tre minuti ciascuno, ed in altra circostanza ha minacciato di imporre un contratto che i poliziotti non accettavano e non accetteranno perché indignitoso) oltre che per una serie di corbellerie da premio nobel (se solo fosse stato istituito un nobel per le sciocchezze sarebbe il vincitore assoluto).
Ultima tra le fesserie profuse dal ministro più attento (vedasi foto a lato) dell’intera compagine governativa, l’affermazione – davvero sconsiderata – che i genitori non permetterebbero ai figli trentenni di andare a vivere da soli a causa del fatto che vige l’art. 18 dello statuto dei lavoratori che per fortuna (ma ciò proprio non piace al ministro Brunetta) obbliga al reintegro nel posto di lavoro dei dipendenti, pubblici e privati, licenziati senza giusta causa o giustificato motivo.
In buona sostanza, secondo Brunetta, consentire di licenziare anche senza giustificato motivo è giusto, in quanto se da un lato permetterebbe di liberarsi di dipendenti scomodi (lo sono soprattutto quelli che pretendono rispetto per i propri diritti) dall’altro porterebbe alla conseguenza di assumere giovani, che quindi avrebbero modo di pagarsi un affitto ed andare a vivere da soli.
Tornelli, offese gratuite, ammonimenti, arroganza, corbellerie … questo è Renato Brunetta così come si è fatto conoscere da ministro … un ministro che noi bocciamo sotto tutti gli aspetti e la cui candidatura a Sindaco di Venezia dovrebbe essere bocciata da tutti i veneziani che non si sentono fannulloni, né panzoni, né bamboccioni, né sporcaccioni, né ipocriti (“Questo è un Paese di ipocriti” – è l’ultima esibizione di Brunetta …) … e che non vogliono mettere ancor più la loro vita lavorativa nelle mani di chi ritiene debbano valere solamente i doveri e mai i diritti.
La candidatura di Brunetta dovrebbe essere inoltre bocciata da tutti quei veneziani che non vogliono regalare al ministro fantuttone una città da umiliare, una città da usare per accrescere la megalomania che lo caratterizza, una città da governare part-time (non potrebbe essere altrimenti) ma che gli garantirebbe un ulteriore introito alle decine di migliaia di euro che già i due incarichi di ministro e deputato gli assicurano, oltre naturalmente alla lauta pensione (appena 3.000 euro mensili) che percepisce come docente universitario (anche se non è dato sapere quanti anni ha effettivamente insegnato).
Infine, nel concludere questo che vuole essere l’ennesimo ringraziamento a Brunetta per quanto fatto sinora contro tutti i poliziotti, vogliamo rappresentare un’ulteriore verità ai cittadini e cioè che il citato ministro ha dichiarato di candidarsi a Sindaco di Venezia per amore della città (“L’ho fatto perché è la mia città, lo faccio per amore”) quando, poco tempo fa, mentre era a Salerno, il predetto si trovò a dichiarare che “….Io sono felice di essere un salernitano d‘adozione. Anche perché è facile nascere a Venezia o a Salerno, ben più sentito è invece il voler diventare terrone. Io amo questa terra e credo che da questa terra possa iniziare la nuova sfida per l’Italia”.
Insomma, il ministro Brunetta ama Salerno quando si trova a Salerno, ama Formia quando si trova a Formia, ecc. ecc., ed ama Venezia quando si candida a Sindaco di Venezia!
Il nostro titolo è quindi certamente azzeccato: Brunetta si candida a Sindaco di Venezia per amor …. proprio!
I veneziani sappiano ricompensare adeguatamente con un sentito “no, grazie” il ministro che ha saputo offendere poliziotti, dipendenti, cittadini, genitori e figli … insomma tutti coloro ai quali adesso chiede il voto!

martedì 2 febbraio 2010

FILIPPO RACITI SILENZIOSO MARTIRE DEI NOSTRI TEMPI.

Il 2 febbraio 2007 nei pressi dello stadio catanese perdeva la vita l’Ispettore Capo Filippo Raciti nel corso degli incidenti scoppiati in occasione del derby fra il Catania e il Palermo. “Se qualcuno ha rimosso dal proprio archivio della memoria l’ennesimo sacrificio degli uomini in divisa, noi siamo qui a non dimenticare ed a risollevare, con la celebrazione dei nostri martiri, le coscienze sopite, annoiate di coloro i quali sono chiamati a dirigerci, a dettare le linee di comando, le strategie istituzionali. Noi non dimentichiamo.” Con particolare commozione Franco Maccari leader del Coisp - il Sindacato Indipendente di Polizia, rievoca quel giorno nel quale, per un evento sportivo, è venuto a mancare l’Ispettore Raciti, poliziotto stimato in seno al Reparto Mobile ed al mondo sindacale della polizia catanese. Maccari viene spinto a commemorare la morte di Raciti con dichiarazioni che fanno riemergere sia il ricordo di una persona esemplare sotto il profilo professionale e quello umano, sia il senso del sacrificio di un Operatore di Polizia che ha contribuito, e non poco, a innalzare il livello di sensibilità di tutti gli attori preposti ad intervenire sul delicato aspetto che coinvolge l’ordine pubblico dentro e fuori gli stadi italiani. “Non so quale siano i sentimenti prevalenti che mi assalgono quando ripenso a Raciti e alla sua morte. La rabbia e il dolore che nascono dalla considerazione che in questo strano Paese bisogna versare sangue o ritrovarsi invalidi per far accendere nella stanza dei bottoni la luce dell’emergenza ovvero un senso infinito di frustrazione che viene accresciuto dal fatto che, effettivamente, all’indomani del suo sacrificio qualcosa è effettivamente cambiato. Qualcosa è certamente mutato nella dialettica istituzionale che intercorre fra titolari dell’Ordine Pubblico, Lega calcio, Società Sportive che, finalmente, dopo l’eccidio, hanno invertito la tendenza negativa, passiva, tollerante e permissiva nei confronti di frange di delinquenti che si mascherano da tifosi per avviare, insieme, un’azione decisa, dura, fortemente orientata al rispetto della legalità al mantenimento effettivo dell’ordine pubblico. Un mantenimento del livello di sicurezza che è prioritario, prioritario anche sui riflessi economici, sugli interessi privati di grandi e piccole società, sui diritti televisivi e su quelli pubblicitari. Questa inversione di valori nel circuito istituzionale e sportivo, questo mutamento delle direttive principali, questa scrupolosa osservanza del diritto alla vita e alla salute in occasione di eventi sportivi rappresenta l’eredità spirituale di Filippo Raciti, rappresenta la tangibile prova della forza della nazione che risiede sempre di più in coloro che “servono dal basso” e non in coloro che “latitano dall’alto”. Noi non dimentichiamo – conclude Maccari - e non dimentica la gente comune, il sostenitore silenzioso delle Forze dell’Ordine, quello che ci riempie di e-mail, fax e lettere in occasioni terribili come la morte violenta di un collega. E’ lì la nostra forza, lì il nostro valore. E Filippo ha rappresentato e rappresenta un valore scolpito nel cuore dei suoi colleghi e impresso nella coscienza collettiva della parte sana della nazione, quella a cui ci onoriamo di appartenere”.