lunedì 27 luglio 2009

SPACCIATORI IN LIBERTA' E LIBERTA' DEI GIUDICI

A seguito dell'incredibile vicenda avvenuta a PADOVA in cui un Giiudice non ha convalidato l'arresto di uno spacciatore il COISP ha spedito la seguente lettera aperta alle autorità competenti.

On. Angelino Alfano
Ministro della Giustizia
Al presidente del C.S.M.
Roma
Al Presidente del Tribunale di Padova
Al Sindaco di Padova
Al Prefetto di Padova
Al Questore di Padova
e, per conoscenza,
Al Signor Capo della Polizia
Direttore Generale della P.S.
Prefetto Antonio Manganelli

Preg.mo Signor Ministro della Giustizia, Signor Presidente del CSM, Signor Presidente del Tribunale di Padova, Ci Rivolgiamo a Voi, Autorità e massimi responsabili della Giustizia italiana, per metterVi a conoscenza di un episodio che ha visto coinvolta la Polizia di Stato a Padova durante un servizio di controllo del territorio specificatamente rivolto al contrasto dello spaccio di droga.
L’impegno di recuperare alcune zone della città patavina alla vita dei cittadini onesti, ove invece continuano a spadroneggiare spacciatori di ogni sorta, rappresenta per le Forze dell’Ordine e per la Polizia di Stato in particolare, un impegno costante e gravoso.
Il teatro operativo è sempre molto complesso: gli spacciatori infatti sono organizzati con vedette ed in gruppi che, per ferocia e superiorità numerica, sono molto difficili da affrontare.
Alle normali difficoltà che si incontrano nel fronteggiare gli spacciatori di droga, bisogna aggiungere l’atteggiamento di sfida e noncuranza delle conseguenze che, leggi fin troppo permissive, hanno fatto crescere a dismisura in questi anni.
Quanto accaduto a Padova nel pomeriggio dello scorso 21 luglio, purtroppo, è una scena già vista e rivista molte volte.
Un gruppo di soggetti, alla vista dei poliziotti, si dava alla fuga ed uno spacciatore tunisino, già arrestato 10 giorni prima, veniva inseguito dalla pattuglia. Durante le fasi dell’inseguimento lo straniero lanciava anche un sasso contro il parabrezza dell’auto di servizio, danneggiandolo.
2 Alla fine i poliziotti riuscivano a raggiungere e bloccare il soggetto, il quale opponeva notevole resistenza all’arresto, coinvolgendo in una colluttazione gli Operatori i quali, a fatica, riuscivano ad ammanettarlo.
Avendo esaurito ogni altra possibilità, il malvivente passava alle minacce dirette agli Operatori, utilizzando il solito “italiani razzisti - io vi denuncio” che ormai accompagna ogni tentativo di far rispettare le leggi italiane da parte delle Forze dell’Ordine.
Ogni momento del successivo accompagnamento in Questura per la redazione degli atti e la convalida dell’arresto, è stato accompagnato dalle minacce, dai tentativi di far desistere gli Operanti dal proprio dovere, fino a giungere a fingere malori.
Una storia all’ordine del giorno, negli Uffici di Polizia di tutta Italia.
A Padova il copione si è ripetuto, con l’aggiunta di due poliziotti con prognosi rispettivamente di 8 e di 25 giorni per le lesioni subite durante le fasi dell’arresto.
Ma quanto è accaduto il giorno dopo, nell’aula del Giudice monocratico del Tribunale di Padova, Dott.ssa Bello, ha, secondo noi Rappresentanti delle Forze dell’Orine, dell’incredibile.
Il Giudice infatti, non ha convalidato l’arresto dello straniero, pregiudicato, che si era disfatto di due bustine di droga durante l’inseguimento, che ha danneggiato l’auto della Polizia ed aggredito i poliziotti, che ha sbeffeggiato le divise e lo Stato Italiano per tutto il giorno.
Non risulta però che il Giudice abbia discrezionalità quando l'arresto sia stato eseguito legittimamente; recita così l'art. 391, comma 4: "quando risulta che l'arresto è stato legittimamente eseguito il giudice provvede alla convalida con ordinanza" cui rinviano le disposizioni sul giudizio direttissimo (art. 449); d'altra parte l'immediata liberazione è prevista (per il Pubblico Ministero) dall'art. 389 che dice " se risulta evidente che l'arresto è stato eseguito per errore di persona o fuori dei casi consentiti dalla legge ".
Le motivazioni del Giudice Bello sono chiaramente descritte nel verbale: “ritenuto che la richiesta di misura cautelare in carcere non possa essere accolta, difettando i gravi indizi a carico del prevenuto”, disponendo l’immediata liberazione dell’indagato.
Quindi o i poliziotti hanno commesso un falso ideologico o il Giudice è fuori legge!
Sappiamo bene che il giovane tunisino è un portatore di problematiche sociali che vanno al di là della sua persona ma non pensiamo che le problematiche dei criminali possano essere risolte nelle Aula di Giustizia.
E noi, poliziotti e cittadini, vorremmo vedere un fine nel nostro lavoro e poter godere di un qualsiasi parco cittadino che non sia territorio di spacciatori!
Ma vorremmo anche capire perché un giudice ha deciso di lasciare di fatto impunito un soggetto imputato di lesioni, resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale, nonché di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Noi possiamo continuare a non capire quali mondi reali vengano immaginati da Giudici che si dimostrano totalmente scollegati dalla realtà nella quale accadono questi fatti.
In altri Stati i Giudici devono passare un po’ di tempo con la Polizia, per la strada, prima di completare la propria carriera e poter sedere sotto alla scritta “La Legge è uguale per tutti”.
E’ difficile sottrarsi all’impressione che in Italia certi giudici non leggano nemmeno i giornali, non conoscano il territorio in cui vivono, né i veleni che stanno deteriorando la nostra società.
Non riteniamo che liberare uno spacciatore violento sia stato un gesto di “generosità”, di umanità né di giustizia e chiediamo a Lei Signor Ministro di aprire un’indagine formale su quanto accaduto.
Sappiamo che chi delinque e viene lasciato impunito, non se ne andrà mai dall’Italia, non ne rispetterà mai le leggi né chi viene chiamato a rappresentare lo Stato e rischia la vita tutti i giorni per questo.
La Segreteria Nazionale del Co.I.S.P.

sabato 18 luglio 2009

17° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI VIA D'AMELIO

Non dimentichiamo Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Walter Cusina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina, uccisi dalla mafia.

venerdì 10 luglio 2009

IL COISP AL G8

GRANDE ED ENCOMIABILE IMPEGNO DEGLI UOMINI E DONNE IN DIVISA ANCHE DELEGAZIONI DEL COISP AL FIANCO DEI COLLEGHI IMPEGNATI NEL G8

C’era anche la bandiera verde del COISP - il Sindacato Indipendente di Polizia - a sventolare simbolicamente all’Aquila tra le tante bandiere del G8. A coronamento di un lungo e attento lavoro di concertazione con l’Amministrazione della Polizia di Stato, diverse delegazioni del COISP sono state impegnate nei giorni del G8 a fornire sostegno ed assistenza ai colleghi impiegati nei servizi di sicurezza e di ordine pubblico.
Tre giorni di intensa attività, all’Aquila, per la delegazione del COISP guidata dal Segretario Generale Franco Maccari, che è stato affiancato dal Segretario Generale Provinciale dell’Aquila Santo Li Calzi, dal Segretario Generale Provinciale Aggiunto Andrea Durli, e dal direttore della rivista “PS Polizia e Sicurezza” Antonio Capria. Maccari, dopo avere avuto incontri con il Prefetto e il Questore dell’Aquila, ha visitato anche la Sala Operativa Interforze del G8 e vari siti di impegno delle Forze di Polizia.
Le delegazioni del COISP hanno peraltro verificato le condizioni alloggiative e i servizi di assistenza per i poliziotti alloggiati nelle navi ormeggiate ad Ortona e negli alberghi a Roma, nell’Aquilano e nelle province limitrofe. A visitare le strutture di Roma sono stati il Segretario Generale Aggiunto del COISP Domenico Pianese, il Segretario Generale Regionale del Lazio Mario Vattone e il Segretario Generale Provinciale di Roma Fulvio De Angelis. Nella zona di Pescara e Ortona hanno visitato e assistito i colleghi il Segretario Generale Regionale dell’Abruzzo Alessandro Rosito ed il Segretario Generale Provinciale di Pescara Giovanni Catitti.
Secondo il Segretario Generale del COISP, Franco Maccari, “la situazione logistica dei poliziotti impiegati all’Aquila si è rivelata complessivamente soddisfacente, seppure con gli inevitabili disagi legati sia ai lunghi spostamenti dovuti alla particolare collocazione territoriale del capoluogo abruzzese, sia alla generale situazione di una città che ancora soffre in maniera profonda i danni del terremoto e la conseguente carenza di strutture e di servizi. Se comunque il G8, visto dalla parte degli uomini della Polizia, si è rivelato complessivamente bene organizzato, ciò è stato possibile anche grazie all’impegno, in fase di programmazione, del COISP e di tutti i sindacati di Polizia, con la buona direzione ed impegno del Capo della Polizia Antonio Manganelli, del Vice Capo Vicario Nicola Izzo, dell’Ufficio rapporti sindacali, del Prefetto e del Questore dell’Aquila”.
“Certo – conclude Franco Maccari - il grande plauso va alle migliaia di Uomini e Donne in divisa che non si sono risparmiati anche in condizioni di impiego particolarmente gravose e pericolose”.