venerdì 24 ottobre 2008

Suicidi in Polizia - Chi è responsabile?

“ Nel 2008 si contano già dieci suicidi in Polizia, il doppio rispetto ai cinque registrati sia nel 2007 che nel 2006. Ed emerge il problema delle donne: quest'anno si sono infatti uccise due poliziotte; un dato significativo se si pensa che dal 1995 al 2007 le agenti che si sono tolte la vita sono state 4. Dal 1995 ad oggi i suicidi in polizia sono stati complessivamente 132. Quasi tutti i poliziotti hanno utilizzato l'arma di ordinanza per togliersi la vita. Ma ci sono stati anche sei impiccati ed un suicida con overdose. Quanto al capitolo donne, quest'anno si é registrato anche un tentato suicidio: Luciana Callagher, 42 anni, della Questura di Treviso, si è sparata puntandosi l'arma d'ordinanza sotto la gola mentre era impegnata nel servizio d'ordine per la partita Treviso-Grosseto. La donna è andata in coma, ma si è salvata. Questi i poliziotti suicidi nel 2008, tutti con arma di ordinanza: Fabio Fattorini, della Polfer di Milano, 35 anni (8 febbraio); Emilia Ciliani, della Polfer di Perugia, 42 anni (20 febbraio); Cecilia Chilleri, ispettore di polizia di Firenze, 51 anni, che si è sparata dopo aver ucciso la figlia (25 febbraio); Alessandro Descrovi, della Polfer di Ferrara, 45 anni (3 aprile); Angelo Iacovelli, della Questura di Cosenza, 36 anni (5 aprile); Antonio Veneziano, della Questura di Palermo, 31 anni (25 aprile); Raffaele Ippolito, della Questura di Napoli, 35 anni (1 maggio); Roberto Spelli, del Commissariato di Città di Castello (Perugia), 37 anni (14 giugno); Antonio Rimauro, comandante della Polfer di Arezzo, 47 anni (14 agosto); Gabriele Presottin, del Commissariato di Jesolo (Venezia), 41 anni (2 ottobre) ” . Ad armare la pistola è una sola mano, ma chi ne è il responsabile? Taluni dicono che “ naturalmente, i motivi che inducono al gesto estremo di togliersi la vita vanno quasi sempre cercati nella sfera della vita personale, più che professionale, ma trattandosi di persone che per lavoro detengono un'arma, diventa più facile mettere in atto propositi suicidi”. Beh, noi condividiamo la seconda parte di questa analisi: il possedere un’arma facilita senz’altro il compimento di suicidi, ma siamo di parere nettamente contrario con quel “ naturalmente … i motivi vanno quasi sempre cercati nella sfera della vita personale, più che professionale ”. Un poliziotto viene prelevato a forza dal luogo ove svolge servizio e condotto davanti al dirigente ed altro superiore per subire una sorta di interrogatorio sull’attività compiuta dal Sindacato che rappresenta, che per nulla è condivisa dal funzionario…. Viene umiliato e minacciato, e costretto da allora a subire costantemente significanti angherie…. Il Dirigente è ancora al suo posto, e così anche l’altro “superiore”. Alcuni colleghi vengono costretti ad andare via da un ufficio operativo perché uno di essi ha richiesto l’apertura di una vertenza sindacale relativa all’impiego del personale in attività non investigative. Da quel momento sono costretti per anni a subire angherie e prepotenze. Le loro domande di trasferimento interno non vengono mai prese in considerazione sebbene la loro professionalità è indiscutibile, vengono fatti oggetto di sanzioni disciplinari vergognose, di spudorate diminuzioni delle valutazioni annuali, sono tenuti lontani per anni dai colleghi che hanno finanche paura di farsi vedere a parlare con loro perché verrebbero sicuramente fatti oggetto di analoghe attenzioni punitive, etc… Nessun provvedimento è stato preso contro gli autori di tali violenze. C’è il Dirigente di una Squadra Mobile, altri dirigenti, i Questori che si sono succeduti, Ispettori, Sovrintendenti ed Agenti che hanno partecipato a screditare quei colleghi. E sono ancora in Polizia! Un collega è costretto a chiedere il trasferimento da un ufficio operativo in quanto, poiché la sua professionalità oscura le incapacità del Dirigente, quest’ultimo contrasta con ogni vile mezzo la sua attività investigativa. E’ additato per anni come soggetto “scomodo”, ma è tra i migliori poliziotti d’Italia. Quel Dirigente è ancora lì! Alcuni colleghi, solo perché reclamavano i propri “diritti”, vengono additati dal proprio Dirigente, alla presenza di altri colleghi, di non avere voglia di lavorare. Vengono poi sottoposti a procedimento disciplinare e puniti per il solo fatto di essere iscritti e rappresentanti di un Sindacato che ha denunciato la vicenda. Sono costretti a ricorrere al Capo della Polizia. Hanno vinto il ricorso! Due poliziotti vengono denunciati da un cittadino ubriaco di averlo derubato, rapinato, etc… Quei colleghi vengono denunciati per rapina, estorsione, sequestro di persona, ed altro ancora…. e con loro anche i due componenti di altra volante che nemmeno erano stati accusati. Grande pubblicità sulla stampa con i colleghi umiliati e messi al rogo. La polizia aveva eliminato le mele marce, ma il P.M. toglie le indagini alla Polizia e le affida all’Arma che svolge quell’attività che i nostri colleghi avrebbero dovuto pure compiere per accertare le dichiarazioni dell’ubriaco, ma che non hanno fatto. Viene chiesta ed ottenuta l’archiviazione per tutti i colleghi che adesso attendono di essere risarciti del danno dall’Amministrazione. Altri si sentono pubblicamente urlare di essere dei “coglioni” dalla loro graziosa Dirigente! Di fatti come quelli che abbiamo succintamente raccontato sopra ce ne sono decine ed in tutta Italia. Chi di quei colleghi si è suicidato? Quanti di loro si sono trovati ad “assaggiare” la canna della pistola per poi rinsavire dalla momentanea pazzia e continuare a lottare?? Beh, non è questo che serve sapere. E’ importante prendere coscienza che “se” ci sono stati problemi personali alla base dei nostri amici che si sono suicidati negli anni, l’Amministrazione non è comunque immune da colpe, ma ha una gran fetta di responsabilità! Troppe umiliazioni, troppa prepotenza. E se ne macchiano costantemente individui che appartengono a tutti i ruoli e tutte le qualifiche, anche sindacalisti! La nostra Amministrazione dovrebbe impiegare i propri psicologi in ogni Ufficio e Reparto periferico, ma è la prima a temere la loro attività, perché da questi potrebbero saltare fuori proprio quelle prepotenze che costantemente si vogliono negare. Beh, non è più tempo per taluni di nascondere la testa sotto terra, né di avallare la vigliaccheria di chi è incapace e tenta di nascondere la propria inadeguatezza con la prepotenza verso gli altri! Lo faremo capire a tutti!!! La Segreteria Nazionale Co.I.S.P. articolo pubblicato su: L'OPIONIONE Edizione 226 del 23-10-2008 Fenomeno in aumento Troppi suicidi in Polizia di Dimitri Buffa Avere degli addetti alle forze dell’ordine in perfetto equilibrio psichico è un fattore fondamentale per la sicurezza. Purtroppo però nel 2008 in polizia si sono già registrati dieci casi eclatanti di suicidio, il doppio rispetto a quelli sia del 2007 sia del 2006. E l’anno deve ancora finire. Il Coisp, Coordinamento indipendente del sindacato di polizia ha già lanciato l’allarme. E sul banco degli imputati vanno principalmente le angherie di alcuni dirigenti verso i loro sottoposti. Specie quelli che svolgono attività sindacale. Il mobbing insomma. Un altro fattore determinante però sembra essere la crisi economica: i poliziotti e le poliziotte al pari di tutti gli italiani pagano mutui per le case di proprietà ricevono prestiti e impegnano il quinto dello stipendio. La media è esattamente uguale a quella di chi non lavora nelle forze dell’ordine. E anche il tasso di disperazione in certi casi è uguale. Se non superiore dati gli scarsi emolumenti e il pagamento a forfait degli straordinari. Con la piccola differenza che se saltano i nervi a persone che hanno a disposizione un’arma 24 ore su 24 le contro indicazioni sono evidenti. Dal 1995 ad oggi i suicidi in polizia sono stati complessivamente 132. Quasi tutti i poliziotti hanno utilizzato l’arma di ordinanza per togliersi la vita. Ma ci sono stati anche sei impiccati ed un suicida con overdose. Quanto al capitolo donne, quest’anno si é registrato anche un tentato suicidio: Luciana Callagher, 42 anni, della Questura di Treviso, si è sparata puntandosi l’arma d’ordinanza sotto la gola mentre era impegnata nel servizio d’ordine per la partita Treviso-Grosseto. La donna è andata in coma, ma si è salvata. Questi i poliziotti suicidi nel 2008, tutti con arma di ordinanza: Fabio Fattorini, della Polfer di Milano, 35 anni (8 febbraio); Emilia Ciliani, della Polfer di Perugia, 42 anni (20 febbraio); Cecilia Chilleri, ispettore di polizia di Firenze, 51 anni, che si è sparata dopo aver ucciso la figlia (25 febbraio); Alessandro Descrovi, della Polfer di Ferrara, 45 anni (3 aprile); Angelo Iacovelli, della Questura di Cosenza, 36 anni (5 aprile); Antonio Veneziano, della Questura di Palermo, 31 anni (25 aprile); Raffaele Ippolito, della Questura di Napoli, 35 anni (1 maggio); Roberto Spelli, del Commissariato di Città di Castello (Perugia), 37 anni (14 giugno); Antonio Rimauro, comandante della Polfer di Arezzo, 47 anni (14 agosto); Gabriele Presottin, del Commissariato di Jesolo (Venezia), 41 anni (2 ottobre). Tutti i nominativi sono stati forniti dallo stesso Coisp in un comunicato. Nelle passate settimane l’intero comparto della pubblica sicurezza era entrato in conflitto con il governo per i tagli in finanziaria. Martedì 21 ottobre c’era stata addirittura la notizia di un commissariato pignorato dai creditori, mentre pochi giorni fa è stato sollevato il problema dei cani poliziotto che muoiono perché non hanno più da mangiare. Mesi fa si era parlato del fatto che i poliziotti sono costretti a usare le auto proprie per i servizi di pedinamento in borghese e che spesso erano costretti anche a mettersi da soli la benzina per le volanti. Ora arriva la notizia tragica del raddoppio dei suicidi nell’anno in corso rispetto ai due anni precedenti. Ci sarà qualcuno che coglierà questi segnali prima che sia troppo tardi? L'opinione delle libertà Direttore: Arturo Diagonale Condirettore: Paolo Pillitteri Direttore Responsabile: Gianluca Marchi Redazione: Via del Corso, 117 - 00186 Roma - Tel. 06.6954.901

3 commenti:

[NdR] ha detto...

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I suicidi mi rendono molto triste. Tengo idealmente sempre presente la situazione dei giovani dei Paesi scandinavi e devo dire che l’idea stessa di poter arrivare a fare la stessa cosa a me stesso mi spaventa perché questo proposito diventa pressoché totalitario e incontrollabile nella mente, e acceca inesorabile ogni considerazione di buon senso. Quando anni fa lessi un articolo (su La Repubblica): “Visco: troppi suicidi nelle Fiamme gialle” la cosa mi fece trasecolare, non avrei proprio immaginato questa situazione allucinante (“il male oscuro”), che si estende agli altri Corpi; mi fu però subito chiaro che Male oscuro fosse una definizione impropria, una perifrasi politicamente corretta per nascondere un sistema burocratico/gerarchico cattivo, malvagio, che dà adito alle fantasie più deliranti, fatto di fanatismo e intimidazione e violenza. Una vaga idea mi venne da un’esperienza come volontario della Croce Rossa, dove ebbi la netta sensazione dell’esistenza di un sistema associativo sotterraneo (una sorta di massoneria), e di un’atmosfera demoniaca, sofferente e lussuriosa, che si contrapponeva (forse politicamente) a un altro gruppo interno che appariva più luminoso e vittorioso; fui apertamente isolato già durante il corso teorico e trattato spesso senza riguardi durante il tirocinio.

Al di là di quello che abbia fatto io per subire ciò, capisco molto bene che all’interno di queste associazioni e strutture amministrative si creino delle dimensioni politiche minori e di conseguenza una categorizzazione selettiva degli elementi che determini “anelli deboli” o “referenti occulti”; ma che l’aspetto militare delle professionalità in questione debba portare a considerare le vittime (i suicidi) di tutto quello che diventi psicologicamente l’abitudine a un tale sistema paradossale di cose e soprattutto di ordini esecutivi pressoché immorali, rivoltato al suo interno in relazioni di potere probabilmente incongrue rispetto al prestabilito, come se fossero individualità di valore trascurabile in rapporto all’importanza complessiva della funzione amministrativa del Corpo, questo veramente non lo posso accettare. Ovvero che la questione non debba trovare importante riscontro nell’informazione pubblica.

Non posso risolvere questo problema; ma sono convinto che nel caso di trasformazione da Democrazia a sistema autoritario di fatto (“stato di polizia”) si creerebbero non pochi focolai di contestazione e conflitto all’interno dei Corpi e tra i Corpi stessi; ricordi che cerco di cancellare dalla memoria mi lasciano però come unica conclusione che davanti a chi vesta la divisa di tutore dell’incolumità pubblica e la usi invece come licenza di abusare, la divisa non abbia più valore.

So che siete vittime, ma siete armati.

[NdR]
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[NdR] ha detto...

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Questo è un breve documento scientifco che analizza però in maniera specifica il fenomeno: Psicopatologia del suicidio (studio dei suicidi nelle Forze dell'Ordine), del dott. Marco Cannavicci: come è stato scritto nell'articolo, nello studio in oggetto si fa presente la necessità di un Osservatorio clinico permanente che abbia il compito di monitorare lo stato emotivo del personale.

Questa realtà sanitaria è già presente in alcune situazioni distrettuali, ma ho idea che lamentare la carenza di cancelleria sia indice di uno stato di cose già di per sè molto più grave che non il punto da cui si vorrebbe partire, e cioè la sola necessità del supporto psicologico.

La mia opinione è irrisoria, ma temo che tale situazione sia frutto di intenzione consapevole.

[NdR]
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cerchioblu ha detto...

Sul fenomeno del suicidio in polizia: www.cerchioblu.eu