I SINDACATI DI POLIZIA: ''LA CITTA' E' CAMBIATA MA LE RISORSE SONO POCHE'' I
DATI, GLI EPISODI, LE TESTIMONIANZE, LE RASSICURAZIONI TRA LE POLEMICHE
di Elisa Marulli
L’AQUILA - Un territorio da controllare cresciuto a dismisura e che a oggi ha
lo stesso diametro del Grande raccordo anulare.
Un territorio al centro di grandi investimenti economici legati alla
ricostruzione post-sisma, soldi “che girano” e che attirano l’attenzione dei più
potenti clan mafiosi, intenzionati a metterci le mani sopra.
Nella L’Aquila di oggi si respira un forte clima di insicurezza. Lo
testimoniano le sbarre alle finestre in quegli stessi posti dove un tempo si
lasciavano le chiavi alla porta in segno di assoluta tranquillità.
Oggi non basta neanche chiuderle a chiave, quelle porte. Le rassicurazioni
date dal questore,
Giovanni Pinto, hanno innescato feroci
polemiche.
Le sue parole (“la percezione di insicurezza dei cittadini dell’Aquila non è
fondata su elementi oggettivi”) sono state pronunciate sei giorni dopo una delle
rapine più impressionanti che la città ricorda: quella al supermercato
Carrefour, con banditi armati di kalashnikov che hanno assaltato un portavalori
portando via circa 70 mila euro.
Solo una settimana dopo le affermazioni del questore è stata la volta della
rapina al Globo, dove il direttore di un negozio di casalinghi è stato
incappucciato e malmenato.
I
DATI
Sui dati non c’è molta chiarezza. Gli unici a cui fare riferimento sono
quelli diffusi dal questore e relativi solo alla provincia dell’Aquila.
I furti sono stati 775 nel 2009, 963 nel 2010, 1.255 nel 2011, 1.276 nel
2012. L’aumento c’è, anche se nel 2007, però, erano 1.350.
Quanto ai furti in abitazione si è passati da 105 (2009), a 274 (2010), a 391
(2011), a 348 (2012). Insomma, dall’anno del terremoto questo tipo di reato è
triplicato.
Lievitato il reato specifico dei furti di rame: nel primo trimestre 2013 sono
stati 21, come tutto il 2012, mentre nel 2011 le denunce furono 9.
TANTE
ARMI
La paura non è legata solo al numero di atti criminosi, ma soprattutto
alla tipologia.
“Rapine a mano armata, il duplice omicidio a Bazzano, gli spari contro una
giornalista aquilana. Sono sintomi da non sottovalutare di un giro di armi che
prima non c’era”.
È
Fabio Lauri del sindacato di polizia Siulp a sottolineare
come i tempi siano cambiati. “Tutti ricordano l’aggressione avvenuta all’esterno
di una discoteca aquilana nel 2004, quando un ragazzo prese a martellate tre
persone. Allora era il massimo che ci potevamo aspettare”, ricorda.
Solo due settimane fa, un benzinaio a Pizzoli è stato rapinato da due banditi
armati, stavolta, (solo) di coltello. Un dipendente è stato chiuso in bagno
mentre i ladri portavano via 20 mila euro.
Anche nel compimento del reato di furti in abitazione c’è stata un’evoluzione
in negativo.
“I ladri visitavano le case anche prima. Ora però lo fanno quando le persone
sono all’interno, magari di notte mentre dormono”, spiega
Sabatino
Romano del Sindacato autonomo di polizia (Sap).
E c'è anche il caso della banda banda dello spray narcotizzante che
soprattutto tra la fine del 2010 e il 2011 ha messo a segno numerosi colpi in
città addormentando le persone.
CENTRO
STORICO: TERRA DI NESSUNO
Dopo il terremoto c’è stato un vero boom dei furti nelle abitazioni
inagibili. Complice il buio e l’abbandono, i ladri si sono aggirati indisturbati
nelle abitazioni, portando via di tutto: dagli oggetti più preziosi, come
gioielli ed elettrodomestici, a caldaie e termosifoni.
Furti che colpiscono emotivamente chi ha ancora le ferite aperte perché ogni
giorno, da quattro anni a questa parte, vede la sua casa in balìa di malviventi
e intemperie.
Furti che esasperano gli animi, tanto da portare i cittadini a organizzarsi
con forme di difesa ‘fai-da-te’: le ronde, ma anche il ricorso all’ausilio di
istituti di vigilanza privati.
“A questi siamo sempre stati contrari - spiega
Santino Li Calzi
del
Coisp - la sicurezza deve essere esclusiva competenza degli enti
preposti. Qualsiasi iniziativa provata è pericolosa, anche per i cittadini
stessi”.
Nei centri storici ormai deserti il problema non è solo quello dei furti ma
anche delle aggressioni: nel cuore della città, per esempio, qualche mese fa un
ragazzo è stato aggredito con calci e pugni da tre stranieri, a volto coperto e
senza apparente motivo, che sono stati successivamente individuati e
denunciati.
“C’è sicurezza lì dove c’è luce e vita - spiega Lauri - non sono d’accordo
con la militarizzazione del territorio, ma per un’educazione al senso di
sicurezza”.
LA
CITTA' CHE CAMBIA FORMA: 500 CHILOMETRI QUADRATI DA CONTROLLARE
Un controllo maggiore non è assolutamente facilitato dal cambiamento
morfologico che la città ha subito negli ultimi quattro anni: sono sorte 19 aree
del progetto C.a.s.e. più le aree che ospitano i Map.
“Tra L’Aquila e le sue frazioni ci troviamo a pattugliare un territorio di
500 chilometri quadrati, mentre prima del sisma il diametro della zona era di
circa 10 chilometri, ora è di 32”, spiega Lauri.
“Ci sono quindi cittadini di serie A, come quelli che vivono nel centro e
nell’immediata periferia, e cittadini di serie B, come quelli di Arischia o
Assergi, che una volante di polizia la vedono solo in cartolina”, aggiunge
Romano.
“Di notte c’è solo una volante, al massimo due. Serve assolutamente un
potenziamento degli organici”.
"SERVONO
PIU’ AGENTI"
L’unica soluzione per i sindacati è quella di un potenziamento delle
forze di polizia.
A tal proposito, torna il caso dei poliziotti aggregati dopo il terremoto del
6 aprile: erano 82, ora sono una quindicina.
“Il terremoto crea le condizioni ideali per la delinquenza comune e quella
organizzata. Alla luce dei fatti, chi è al vertice della sicurezza locale e
nazionale sceglie di depotenziare l’apparato di sicurezza. In questo momento,
invece, servono risorse e mezzi”.
Lo stesso
Li Calzi, che dopo l’ennesima rapina aveva chiesto addirittura le
dimissioni del questore, sottolinea anche la differenza di performance tra i
poliziotti in attività e quelli aggregati: “Questi hanno un’età media di 30
anni, chi lavora per la strada si avvicina ai 50 anni. Le prestazioni sono
ovviamente differenti”.
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