venerdì 6 luglio 2012

G8, il Coisp: “Dopo la pronuncia della Cassazione è ora di andare finalmente avanti.

L’operato di migliaia di Poliziotti è ben altro da quello che ne viene fuori da una sentenza."


"Ora che la Cassazione si è pronunciata, ora che, come molti usano dire, la giustizia ha fatto il suo corso, ed anche i meccanismi dell’amministrazione si muoveranno inesorabili come di fatto sono, si può e si deve finalmente andare avanti. E’ l’augurio migliore che si possa fare a tutti, perché si esca una volta per tutte da una spirale d’odio e rancore che, innescata ed esacerbata, a volte per pura convenienza mediatica, tritura ogni cosa. Ma l’operato di migliaia di lavoratori della Polizia di Stato, ed il rapporto di stima e fiducia che li lega agli italiani va molto al di là di tutto questo, e se di giustizia oggi si vuol parlare, è a quell’operato ed a quel rapporto vero che si deve guardare".
E’ questo il primo secco commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, a pochi minuti dai primi lanci delle agenzie di stampa con cui è stata data la notizia che la Corte di Cassazione ha confermate le condanne per falso nei confronti dei vertici della Polizia coinvolti nel pestaggio e negli arresti illegali dei no-global alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Sono state invece, dichiarate prescritte le condanne per le lesioni inflitte dagli Agenti.
Adesso le vittime del pestaggio, circa 60 persone, potranno ottenere i risarcimenti dovuti. Al Viminale si apriranno i procedimenti disciplinari a carico dei 25 imputati, anche quelli prescritti.
"Diciamo la nostra - ragiona poi Maccari -, con tutte le difficoltà del caso, perché non ci siamo mai sottratti al confronto, e perché sappiamo quanto complicato sia rappresentare migliaia di colleghi con individualità e storie differenti. E discutere oggi di questa pronuncia giudiziaria è davvero difficile, perché significa dover affrontare l’onda oceanica dell’emotività scatenata da un preciso periodo nel quale determinati fatti restituiscono un’immagine ingiustamente omnicomprensiva delle Forze dell’Ordine totalmente distorta dal dolore, legittimo e sacrosanto, di chi ha subito una perdita o sofferto un danno in circostanze che hanno coinvolto Poliziotti. Certo, meno legittimo ed anzi del tutto biasimevole è il fatto che alcuni utilizzino quel dolore e quei singoli eventi per alzare una barricata ponendo irresponsabilmente i cittadini da una parte e le Forze di Polizia dall’altra, come se i primi fossero alla mercè della cattiveria dei secondi e dovessero da questi difendersi. E’ un’aberrazione insopportabile contro la quale l’amore per la nostra professione, per la divisa che portiamo e per le Istituzioni che difendiamo ci impone di reagire".
"In questi giorni - prosegue il Segretario Generale del Coisp - ne abbiamo sentite di cotte e di crude, commenti di pancia buttati là così o addirittura articolate teorie nelle quali c’è dentro di tutto un po’, come in un’insalata mal riuscita dal forte sapore politico, e che finiscono per essere contraddittorie, quando non incomprensibili o totalmente svincolate dalla realtà. Ma a noi pare necessario che tutti riflettano su alcuni aspetti di una questione troppo complessa per essere banalizzata con soluzioni sbrigative che ben si adattano al momento, e che si esprimano ragionamenti il più equilibrati possibile, dettati dalla ragionevolezza e dal senso critico. C’è infatti chi ama pontificare su avvenimenti come quelli oggetto delle pronunce giudiziarie di questi giorni sbilanciandosi in analisi antropologiche grazie alle quali le responsabilità vengono attribuite a brutti caratteracci di ragazzacci, magari dal torbido passato, che fanno i bulli con la divisa, ma poi finisce inspiegabilmente per fare di tutta l’erba un fascio dando addosso all’intero Corpo della Polizia di Stato e così a migliaia e migliaia di persone tutte ben diverse e distinte fra loro. C’è poi chi invoca trattamenti particolari per gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine, come se non fossero cittadini come gli altri per via della divisa che indossano e per il lavoro che svolgono. Ma allora, aggiungiamo noi, questa ‘particolarità’, o meglio questa ‘specificità’ deve essere loro riconosciuta sempre ed in tutti i sensi, non solo quando conviene. Bisogna avere un’idea precisa di cosa voglia dire svolgere questo lavoro prima di spingersi a criticare tout court l’operato di chi passa la vita faccia a faccia con quel che di peggio esprime la società. C’è chi addirittura si spinge a ipotizzare nuovi strumenti giudiziari e disciplinari contro chi porta una divisa se gli vengono riconosciute delle responsabilità. Ma allora non si capisce perché l’operato dello Stato viene ritenuto giusto se condanna dei Poliziotti… ma non abbastanza giusto se non infierisce su di loro. Abbiamo addirittura sentito invocare l’introduzione di una assurda previsione tale per cui qualunque poliziotto condannato per qualunque cosa dovrebbe essere buttato fuori dal Corpo… Una cosa che non esiste in alcun Paese del mondo, e vorremmo chiedere a queste persone, secondo loro, a quel punto quale Poliziotto inseguirà più un malvivente in auto col rischio di causare un incidente stradale e restare disoccupato?".
"C’è solo una cosa che possiamo aggiungere – conclude Maccari -, e cioè, a chi ha subito una sofferenza ingiusta, che non c’è petizione al mondo o altra azione di vendetta su migliaia di Appartenenti alle Forze dell’Ordine che cancellerà il dolore; ed a chi strumentalizza quella sofferenza e quel dolore, ben sapendo perfettamente che gli strumenti per chiedere il conto a tutori dell’ordine che sbagliano ci sono eccome, e che forse in Italia questi ultimi sono tra i pochi che pagano veramente i conti con la giustizia e con l’amministrazione, che non c’è nulla di più ingiusto e vigliacco che fare il cavaliere senza macchia a spese di migliaia di Uomini e Donne che svolgono con scienza e coscienza un lavoro duro, difficile e pieno di insidie e rischi di ogni genere, compreso quello di finire sotto processo per i motivi più disparati".
Buon Sindacato


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