martedì 2 febbraio 2010

FILIPPO RACITI SILENZIOSO MARTIRE DEI NOSTRI TEMPI.

Il 2 febbraio 2007 nei pressi dello stadio catanese perdeva la vita l’Ispettore Capo Filippo Raciti nel corso degli incidenti scoppiati in occasione del derby fra il Catania e il Palermo. “Se qualcuno ha rimosso dal proprio archivio della memoria l’ennesimo sacrificio degli uomini in divisa, noi siamo qui a non dimenticare ed a risollevare, con la celebrazione dei nostri martiri, le coscienze sopite, annoiate di coloro i quali sono chiamati a dirigerci, a dettare le linee di comando, le strategie istituzionali. Noi non dimentichiamo.” Con particolare commozione Franco Maccari leader del Coisp - il Sindacato Indipendente di Polizia, rievoca quel giorno nel quale, per un evento sportivo, è venuto a mancare l’Ispettore Raciti, poliziotto stimato in seno al Reparto Mobile ed al mondo sindacale della polizia catanese. Maccari viene spinto a commemorare la morte di Raciti con dichiarazioni che fanno riemergere sia il ricordo di una persona esemplare sotto il profilo professionale e quello umano, sia il senso del sacrificio di un Operatore di Polizia che ha contribuito, e non poco, a innalzare il livello di sensibilità di tutti gli attori preposti ad intervenire sul delicato aspetto che coinvolge l’ordine pubblico dentro e fuori gli stadi italiani. “Non so quale siano i sentimenti prevalenti che mi assalgono quando ripenso a Raciti e alla sua morte. La rabbia e il dolore che nascono dalla considerazione che in questo strano Paese bisogna versare sangue o ritrovarsi invalidi per far accendere nella stanza dei bottoni la luce dell’emergenza ovvero un senso infinito di frustrazione che viene accresciuto dal fatto che, effettivamente, all’indomani del suo sacrificio qualcosa è effettivamente cambiato. Qualcosa è certamente mutato nella dialettica istituzionale che intercorre fra titolari dell’Ordine Pubblico, Lega calcio, Società Sportive che, finalmente, dopo l’eccidio, hanno invertito la tendenza negativa, passiva, tollerante e permissiva nei confronti di frange di delinquenti che si mascherano da tifosi per avviare, insieme, un’azione decisa, dura, fortemente orientata al rispetto della legalità al mantenimento effettivo dell’ordine pubblico. Un mantenimento del livello di sicurezza che è prioritario, prioritario anche sui riflessi economici, sugli interessi privati di grandi e piccole società, sui diritti televisivi e su quelli pubblicitari. Questa inversione di valori nel circuito istituzionale e sportivo, questo mutamento delle direttive principali, questa scrupolosa osservanza del diritto alla vita e alla salute in occasione di eventi sportivi rappresenta l’eredità spirituale di Filippo Raciti, rappresenta la tangibile prova della forza della nazione che risiede sempre di più in coloro che “servono dal basso” e non in coloro che “latitano dall’alto”. Noi non dimentichiamo – conclude Maccari - e non dimentica la gente comune, il sostenitore silenzioso delle Forze dell’Ordine, quello che ci riempie di e-mail, fax e lettere in occasioni terribili come la morte violenta di un collega. E’ lì la nostra forza, lì il nostro valore. E Filippo ha rappresentato e rappresenta un valore scolpito nel cuore dei suoi colleghi e impresso nella coscienza collettiva della parte sana della nazione, quella a cui ci onoriamo di appartenere”.

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