“Non possiamo certo pretendere che dall'aldilà il comunque sempre compianto Antonio Manganelli faccia giungere le scuse ai suoi, uomini e donne parte di un Corpo che ha un immenso bagaglio di professionalità, dignità, onore e correttezza messi come sempre in discussione, dopo l’ennesima trovata mediatica che fa audience sulla pelle di persone oneste, proprio da lui, con scuse frettolose rivolte per via di colleghi che avevano fatto solo il duro, sgradevole e difficile lavoro che altri non avevano svolto in precedenza nonostante le sollecitazioni dell’Autorità giudiziaria.
Ma da chi oggi ricopre quel ruolo di Capo dei Poliziotti italiani, sempre che lo sia nella sostanza e non solo sulla carta, una parola è più che necessaria. E sono altrettanto necessarie le scuse dell’allora Ministro della Giustizia, Paola Severino, e dell’allora Sottosegretario all'Interno, Carlo De Stefano, e di tutti gli sciacalli che prontamente si esibirono nei soliti ignobili processi sommari contro Poliziotti dalle comprovate capacità, che solo con la loro presenza scongiurarono peggiori conseguenze a danno di un bambino finito suo malgrado in mezzo alla violenza di cui solo gli adulti che odiano sono capaci. Ma, certamente, i primi a dare i necessari chiarimenti, gli aggiornamenti del ‘caso’, e soprattutto a rivolgere le doverose scuse ai colleghi sono quegli irresponsabili, superficiali professionisti dei media che dolosamente diedero il là all'intollerabile crocifissione di persone oneste finite, loro malgrado, in uno di quei ‘filmini’ con cui ormai abbiamo imparato a fare i conti ad ogni operazione di servizio che sfortunatamente dobbiamo eseguire, perché è il nostro lavoro”.
Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo la notizia dell’archiviazione, da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Padova, del procedimento a carico degli Agenti di Polizia e dell’ex capo del Settore dei Servizi sociali, che il 10 ottobre 2012 eseguirono il provvedimento giudiziario con il quale era stato stabilito il definitivo allontanamento del bambino di 10 anni di Cittadella dalla madre, cui la magistratura aveva tolto ogni potestà, per l’affidamento esclusivo al padre.
Una vicenda divenuta un caso mediatico dopo che la zia del minore aveva divulgato in televisione il video che lei stessa aveva girato con il telefonino al momento dell’intervento dell’equipe - e che ebbe enorme risalto soprattutto nella trasmissione “Chi l’ha visto” -, costellato di urla e improperi all'indirizzo degli Operatori e del padre del bambino, rei secondo i parenti della madre di aver usato la forza per portare via il minorenne che si rifiutava di seguirli.
Il Coisp fu il primo e l’unico ad insorgere da subito contro le scuse frettolosamente porte dall'allora Capo della Polizia, Antonio Manganelli, ai familiari del bambino, e reiterate l’indomani dal Sottosegretario all'Interno, Carlo De Stefano, durante l’audizione al Parlamento, per via delle modalità dell’intervento dei Poliziotti, presenti sul posto per decisione dell’Autorità giudiziaria, soprattutto alla luce del fatto che numerose volte, nel passato, non si era riusciti a dare esecuzione al provvedimento di allontanamento dalla madre. Critiche agli Operatori non furono risparmiate anche dall’allora ministro della Giustizia, Paola Severino, nonché da numerose altre voci che si unirono al coro delle accuse contro gli Agenti. Unica a mantenere il necessario cauto atteggiamento fu “stranamente” l’allora Ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri che, ribadendo che gli Operatori di Polizia sono dotati della professionalità necessaria per svolgere il proprio ruolo, aveva comunque condiviso i sentimenti scatenati dalla drammaticità di una vicenda
in cui la triste storia di un bambino è diventata impropriamente argomento pubblico, sottolineando che non sempre la verità è quella che appare da poche immagini parziali.
“Quelle poche immagini – insiste oggi Maccari –, per come gestite da ignobili sanguisughe mediatiche pronte a far leva sull'ignoranza della gente rispetto a situazioni e compiti delicati e complessi, sono state però sufficienti a devastare vite e carriere di professionisti in gamba.
Oggi di quei professionisti è stata acclarata la totale correttezza, per contestare la quale sarebbero stati necessari ben altri elementi e ben altre conoscenze, ma dove sono i titoloni dei giornali?
Dove sono le dichiarazioni dei consueti commentatori sempre pronti a impugnare un microfono?
Dove sono le sacrosante scuse che, pur non potendo risarcire i colleghi dei danni subiti, contribuirebbero comunque a ristabilire la verità necessaria a mantenere in piedi un rapporto di fiducia fra gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine ed i cittadini, ed a far passare un messaggio chiaro e fondamentale: noi siamo qui per far bene alla gente e non per fare male!!?”.
“Purtroppo - conclude il Segretario Generale del Coisp -, siamo certi che ognuno resterà nel proprio vigliacco silenzio. Soprattutto chi si è prestato ad un’ignobile delegittimazione di coloro i quali, nonostante tutto, trova ancora la forza e l’amore necessari per indossare la divisa e recarsi a fare quel lavoro che tanti criticano, ma che si guarderebbero bene dal fare”.
Meditate gente, ... meditate
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