martedì 5 novembre 2013

LA CANCELLIERI, CUORE DI MAMMA, NON SI DIMETTE

“Se fosse stato un politico di lungo corso a dimostrare un così morboso attaccamento alla poltrona, non ci saremmo meravigliati. Ma troviamo assolutamente scandaloso che la Cancellieri, con alle spalle una carriera da Prefetto e coinvolta nell’esperienza governativa in qualità di ‘tecnico’, non senta il dovere morale di dimettersi dopo il suo intervento per far scarcerare Giulia Ligresti”.
E’ quanto  afferma Franco Maccari, Segretario Generale del COISP – il Sindacato Indipendente
di Polizia.

“Possibile che la Cancellieri – prosegue Maccari – non percepisca la profonda indignazione della gente comune, la percezione di una grave ingiustizia per i tanti che finiscono coinvolti in vicende di rilevanza penale, e che non hanno santi in paradiso da chiamare sul cellulare per tornare al calduccio di casa? Come può la Cancellieri, che da ministro dell’Interno ha mostrato una feroce inflessibilità di fronte ai Poliziotti – ai suoi poliziotti! – detenuti ingiustamente per la morte di Aldrovandi, appellarsi ad una sua supposta umanità, quando l’intervento riguarda persone ricche e potenti alle quali è legata da rapporti di amicizia e che, soprattutto, sono stati i generosi datori di lavoro di suo figlio? Non sarà che a sciogliere il cuore di ghiaccio della Cancellieri, più che un generico senso di umanità, è proprio uno smisurato amore materno? Per la felicità del proprio figlio, una mamma farebbe qualunque cosa. Come non essere riconoscenti verso una famiglia imprenditoriale che ha ripagato quattordici mesi di lavoro del proprio figlio con 3,6 milioni di euro: in fondo è quello che un Poliziotto guadagnerebbe in circa 200 anni di lavoro. Per carità, tutto legittimo, per uno dei più importanti manager italiani, che infatti dopo la liquidazione dei Ligresti, nel settembre 2012 ha ottenuto un prestigiosissimo incarico ai vertici della Telecom. La stessa Telecom che pochi mesi prima aveva sottoscritto con il ministro Cancellieri un contratto da cento milioni di euro per vari servizi, di cui 9 milioni all’anno per sette anni destinati al rinnovo dell’accordo per l’utilizzo per i braccialetti elettronici per sorvegliare i detenuti ai domiciliari. Peccato che la stessa Corte dei Conti aveva definito questo strumento antieconomico ed inefficace, uno spreco di denaro pubblico enorme rispetto all’effettivo utilizzo del braccialetto: dal 2001 al 2011 sono stati spesi ben 110 milioni di euro per controllare otto detenuti. Altro che braccialetti di Bulgari! Eppure per la Cancellieri era così importante sottoscrivere in fretta e furia questa intesa con Telecom da arrivare a litigare con la sua collega di esecutivo Paola Severino, allora ministro della Giustizia e quindi ‘titolare’ delle questioni in materia di sorveglianza dei detenuti, che non ha mai fatto mistero di considerare il braccialetto elettronico una spesa completamente inutile e quindi un servizio da non rinnovare.
Incassato il contratto, la Telecom assume il figlio della Cancellieri come top manager, poi la Cancellieri diventa Guardasigilli. Per carità, solo una sequenza temporale, che porta però ad una situazione paradossale: ora la Cancellieri, cuore di mamma, ed il suo pagatissimo figlio, potranno controllare insieme i detenuti ai domiciliari: i braccialetti elettronici sono cosa loro.
Altro che conflitto di interessi!”.


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